Partido Democratico Neuquen
Il Partito Democratico (PD) è un partito politico italiano di centro-sinistra fondato il 14 ottobre 2007. Secondo il Manifesto dei valori, approvato dal partito il 16 febbraio 2008, «il Partito Democratico intende contribuire a costruire e consolidare, in Europa e nel mondo, un ampio campo riformista, europeista e di centro-sinistra, operando in un rapporto organico con le principali forze socialiste, democratiche, progressiste e promuovendone l’azione comune». Durante la XV legislatura il Partito Democratico è stato parte del governo Prodi II, in carica dopo aver vinto le elezioni politiche del 2006 come parte de L’Unione, che includeva anche i Democratici di Sinistra, predecessore del PD, a sua volta successore legale del Partito Democratico della Sinistra (diretto erede del PCI). Il PD è nato come unione di diversi partiti parte de L’Unione per formare un unico partito di centro-sinistra. In seguito alle elezioni politiche del 2008 si è spostato all’opposizione durante la XVI legislatura e nel novembre 2011 ha votato la fiducia al governo Monti dopo la crisi del governo Berlusconi IV. La vittoria della coalizione di centro-sinistra alle elezioni politiche del 2013 gli ha permesso di tornare a essere il primo partito in parlamento e formare un governo. La XVII legislatura è stata segnata dal PD, che ha guidato tre governi (governo Letta, Renzi e Gentiloni). Con le elezioni politiche del 2018 in cui si è formato il governo Conte I (M5S-Lega), il PD è inizialmente passato all’opposizione, ma dopo la fine del primo governo Conte nell’agosto 2019, è entrato a far parte della maggioranza del governo Conte II in coalizione con M5S, Italia Viva e LeU (Articolo Uno e Sinistra Italiana). A seguito della caduta del secondo governo Conte, il PD fa parte della maggioranza che sostiene il governo Draghi a partire da febbraio 2021. Nel 2016 il Partito Democratico aveva 405.041 iscritti, un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. A livello europeo ha aderito ufficialmente il 27 febbraio 2014 al Partito del Socialismo Europeo, con il quale aveva già intrapreso un rapporto di stretta collaborazione formando nel 2009 il gruppo parlamentare dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici.
Ideologia e posizioni
I suoi valori sono innanzitutto riconducibili alla Costituzione della Repubblica Italiana, alla Resistenza e all’antifascismo. Vi è anche una connotazione europeista e una legata al liberalismo del Partito Democratico degli Stati Uniti d’America. L’obiettivo è la definitiva affermazione quale soggetto dichiaratamente di centro-sinistra, aperto e inclusivo.
Politiche sociali e diritti civili
Il Partito Democratico si ispira a valori progressisti e socialdemocratici. Durante gli anni di governo, ha sostenuto ed approvato diversi diritti civili, tra cui: il testamento biologico;[60][61] le unioni civili, sia per le coppie omosessuali sia per quelle eterosessuali, attraverso la cosiddetta legge Cirinnà; il divorzio breve che riduce i tempi dello scioglimento del matrimonio da 3 anni a 12 mesi per la giudiziale e a 6 mesi per la consensuale; l’uso terapeutico della cannabis con produzione italiana.
Ha inoltre sostenuto e proposto, come politiche sociali, il bonus bebè al fine di incentivare la natalità e contribuire alle spese per il suo sostegno; la legge sullo spreco alimentare per destinare, a fini di solidarietà sociale, tonnellate di cibo in eccesso che prima venivano sprecate; il reddito d’inclusione (REI), cioè una misura nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale; la legge sul Dopo di noi per fornire assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, volta a favorire il loro benessere, inclusione sociale e autonomia;[ l’assegno unico universale mensile per ogni figlio (fino ai 21 anni) di tutte le famiglie per favorire la genitorialità e sostenere le famiglie. Ha inoltre principalmente proposto (senza ancora approvazione) la legalizzazione dell’eutanasia; una legge per contrastare e prevenire le discriminazioni e le violenze per motivi legati all’identità sessuale e alla disabilità, attraverso la cosiddetta legge contro omo transfobia, misoginia e abilismo o legge Zan (approvata, per il momento, alla Camera, ma non ancora al Senato); l’introduzione dello ius soli temperato e dello ius culturae (che riuscì d’altronde ad approvare alla Camera nel 2015 durante il Governo Renzi, ma non al Senato a causa della forte opposizione del centrodestra. Sostiene il rifinanziamento del fondo per i centri antiviolenza e per i centri per le vittime della tratta delle donne con incentivazione dei centri protetti, l’inserimento delle donne vittime nel mondo del lavoro, la formazione specifica delle forze dell’ordine e del personale sanitario sugli aspetti della violenza di genere. Favorevole anche alle adozioni per single e coppie omosessuali (anche se in modo ambiguo) e alla parità salariale per favorire l’occupazione femminile ed imporre l’equità nelle retribuzioni e per affrontare le disparità di reddito tra uomini e donne. Sostiene inoltre l’estensione del congedo di paternità obbligatorio a tre mesi per sostenere la maternità e per «liberare il tempo delle donne». Tra le altre proposte c’è anche una percentuale più alta di retribuzione per i periodi di congedo parentale facoltativo (che oggi si ferma al 30% dello stipendio), un piano nazionale per rendere gratuite le spese sostenute nei primi 1.000 giorni di vita dei bambini e un azzeramento dei costi dell’istruzione per le famiglie a reddito medio basso.
Economia e fiscalità
Il Partito Democratico sostiene fortemente una fiscalità di tipo progressiva (nel rispetto quindi della Costituzione italiana), “per garantire equità e giustizia sociale e per non penalizzare chi ha redditi medio bassi”, opponendosi alla flat tax. Nel corso degli anni di governo, ha proposto ed approvato diverse riforme economiche, tra cui: l’introduzione del piano Jobs Act per ridurre la disoccupazione stimolando le imprese ad assumere; l’eliminazione del pagamento dell’IMU sulla prima casa (dal 2014 viene infatti pagata esclusivamente dai proprietari di case di lusso); l’introduzione del piano Industria 4.0 per promuovere lo sviluppo tecnologico, l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese italiane; l’introduzione della dichiarazione dei redditi precompilata per semplificare e combattere l’evasione; l’introduzione del cumulo gratuito delle pensioni; l’aggiunta di 80 euro al mese a dieci milioni di dipendenti con uno stipendio mensile minore di 1.500 euro per la competitività e la giustizia sociale.
Ambiente
Il PD si definisce un partito ambientalistae negli anni di governo ha introdotto leggi al riguardo, come ad esempio la legge sugli ecoreati (che prevede pene per i delitti contro l’ambiente) e la legge sulla ciclabilità (per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica, promuovendo l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto). Il partito ha inoltre l’obiettivo di fermare il cambiamento climatico e rilanciare lo sviluppo sostenibile per giungere al dimezzamento delle emissioni di gas serra nel 2030 e a zero emissioni nel 2050, mediante un piano di investimenti per la decarbonizzazione del sistema energetico europeo e l’obbiettivo di attuare una strategia contro l’inquinamento della plastica in cui tutti gli imballaggi di plastica dovranno essere riciclabili, compostabili o riutilizzabili.
Giustizia
Per quanto riguarda la giustizia, il partito ha sostenuto e introdotto il reato di tortura e di istigazione alla tortura nel codice penale; l’autorità nazionale anticorruzione (per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari); il codice antimafia (che prevede modifiche alle leggi antimafia e delle misure di prevenzione); la legge sul reato di omicidio stradale e di lesioni personali stradali; la legge sulla responsabilità civile dei magistrati (al fine di rendere effettiva la disciplina che regola la responsabilità civile dello Stato e dei magistrati); il processo civile telematico; la legge sul caporalato (per il contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo).
Cultura
Riguardo la cultura il partito ha: stabilito l’entrata gratuita ogni prima domenica del mese all’interno di tutti gli istituti e i luoghi di cultura (monumenti, musei, gallerie, scavi di antichità, parchi e giardini monumentali); introdotto il bonus cultura da 500 euro per tutti i diciottenni da poter spendere esclusivamente per libri, cinema, musei, concerti; assegnato una carta elettronica da 500 euro ad ogni docente di ruolo per il proprio aggiornamento e la propria formazione; introdotto l’art bonus (ovvero un credito di imposta per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo); abolito la censura cinematografica per “superare il sistema di controlli e interventi che consentiva allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti”.
Posizioni sui diritti LGBT+
Al centro Alessandro Zan e Sergio Lo Giudice per il Pacs Day a Roma il 17 maggio 2005 Il gruppo dirigente condanna ogni forma di omofobia proponendo leggi per contrastare e prevenire l’omofobia e la transfobia ed è a favore delle unioni civili, sia tra coppie eterosessuali sia tra coppie omosessuali, e delle adozioni da parte di coppie gay. Non si esprime esplicitamente invece riguardo al matrimonio egualitario, a favore del quale tuttavia si sono dichiarati singolarmente molti esponenti del partito.
Iniziative per i diritti LGBT
Varie sono state in passato le iniziative per il riconoscimento dei diritti LGBT da parte del Partito Democratico. Nel 2011 la deputata dem Anna Paola Concia presenta una proposta di legge contro l’omofobia, la cui pregiudiziale di costituzionalità viene tuttavia approvata dalla Camera, affossando quindi il disegno di legge. Nel luglio 2012 l’Assemblea nazionale del partito rende noto che un consistente gruppo ha approvato un documento che prevede il riconoscimento delle unioni civili; Rosy Bindi non mette però ai voti l’ordine del giorno riguardante il pronunciamento sul documento, provocando diversi malumori. Nel 2013 la Camera approva il ddl n. 1052 «Disposizioni in materia di contrasto dell’omofobia e della transfobia», di cui primo firmatario risulta il senatore dem Ivan Scalfarotto. Il testo della legge è tuttavia criticato da molti attivisti perché intende non come una discriminazione «la manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee», così come le condotte assunte da organizzazioni di natura «politica, culturale, sanitaria, di istruzione, di religione o di culto». La proposta di legge non viene discussa in Senato e decade dunque con la fine della XVII legislatura.
Collocazione europea
La collocazione europea è stato uno dei principali nodi da sciogliere per il Partito Democratico, diviso tra un’anima di matrice socialdemocratica ed un’altra cattolico-riformista. I Democratici di Sinistra, infatti, facevano parte, sin dalla loro creazione, del Partito Socialista Europeo. La Margherita, invece, nel 2004 aveva fondato un nuovo soggetto, il Partito Democratico Europeo, collocato nell’area liberaldemocratica. Tra le maggiori preoccupazioni, specularmente delle minoranze diessine e dell’ala popolare della Margherita, c’era l’idea di rinuncia delle proprie identità storiche in un progetto che avrebbe potuto portare ad avere un partito senza identità ideologiche oppure all’appiattimento delle varie aree sulle posizioni di una sola. In dissenso con la scelta di non sciogliere il nodo dell’appartenenza europea, la minoranza DS guidata da Gavino Angius (in seguito rientrato) decise di non aderire al nascente Partito Democratico, sostenendo appunto che mancasse un richiamo forte e necessario all’appartenenza al PSE. Il segretario del PD Matteo Renzi parla nel febbraio 2014 al congresso di Roma del Partito Socialista Europeo (PSE) che sancisce l’adesione del Partito Democratico al PSE. A tal proposito, il PSE, nel 7º congresso tenuto a Oporto, ha modificato il proprio statuto definendosi come forza politica aperta a tutti i partiti europei «di ispirazione socialista, progressista e democratica», prospettando la possibilità di un allargamento a partiti e movimenti progressisti che non provengono necessariamente dallo storico campo del socialismo europeo. Tale modifica è stata considerata un’apertura nei confronti delle istanze avanzate dalla Margherita in Italia, anche se il partito ha rimarcato di non volere che il PD aderisca tout-court al PSE, semmai che intraprenda con esso un rapporto di collaborazione nell’alveo di un nuovo centro-sinistra europeo. In questa direzione andava anche la posizione di Romano Prodi che, in sede di Assemblea Costituente, ha sostenuto che sarà l’Italia ad anticipare l’Europa nella creazione di un contenitore delle forze progressiste e democratiche. In sede europea, infatti, i parlamentari europei del PD hanno mantenuto inizialmente la loro collocazione originaria (divisi tra PSE e ALDE) fino alle elezioni europee del 2009: solo in seguito è stata stabilita una collocazione unitaria. La scelta è stata quella di non aderire tout-court al PSE, bensì creando un gruppo unico in sede del Parlamento europeo con esso, chiamato prima Alleanza dei Socialisti e dei Democratici per l’Europa (ASDE) e poi Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D. Alcuni membri della delegazione italiana del Gruppo S&D, tra cui Sergio Cofferati e Leonardo Domenici già membri del comitato promotore del nuovo partito, hanno comunque rinnovato nel corso della legislatura la richiesta di una formale entrata del PD all’interno del PSE sollecitando un ulteriore passo oltre il gruppo parlamentare. Dopo diversi anni di limbo, durante il congresso nazionale del 2013, tutti i candidati alla segreteria in campo, manifestano il bisogno di aderire pienamente ad una famiglia europea e che i tempi siano ormai maturi per aderire pienamente al Partito Socialista Europeo. Per questo, il segretario nazionale uscito dalle Primarie dell’8 dicembre, Matteo Renzi, dopo aver fatto richiesta formale di adesione al PSE il 27 febbraio 2014, entra ufficialmente a far parte della famiglia socialista europea il 1º marzo 2014, in occasione del Congresso di Roma del PSE. Dopo il successo del 40,8% alle Europee 2014, il PD, in forza dei suoi 31 eurodeputati, risulta essere la prima forza all’interno del gruppo parlamentare europeo del PSE, S&D, arrivando per la prima volta ad esprimerne il capogruppo europeo con Gianni Pittella. In seguito alle elezioni europee del 2019 le correnti liberali e centriste del partito hanno proposto l’uscita dal Partito del Socialismo Europeo e dall’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici e l’adesione al nuovo gruppo Renew Europe. La proposta è stata tuttavia respinta dal segretario Nicola Zingaretti e dalle correnti socialdemocratiche del partito.
Storia – Origini
Prime proposte di un nuovo partito
Nel 2003 Michele Salvati, deputato eletto nelle liste dei Democratici di Sinistra, in alcuni articoli pubblicati sui quotidiani Il Foglio[141] e la Repubblica[142], delineò un nuovo partito, nato dalla «riunione di tutte le correnti riformistiche moderate della storia italiana di cui tanto si è parlato a proposito dell’Ulivo, per formare così un partito di sinistra moderata (o centro-sinistra, se si preferisce), con un nome immediato, semplice e fortemente evocativo». L’idea di Salvati fu ripresa tre mesi dopo da Romano Prodi, all’epoca Presidente della Commissione europea[143].
In vista delle elezioni europee del 2004 nacque così la lista Uniti nell’Ulivo, composta da Democratici di Sinistra, La Margherita, Socialisti Democratici Italiani e Movimento Repubblicani Europei; la lista unitaria raccolse il 31,1% dei voti, eleggendo 25 europarlamentari.
La lista unitaria si ripresentò anche in 9 delle 14 regioni chiamate al voto alle elezioni regionali del 2005, tenutesi in aprile.
Il 16 ottobre 2005, in vista delle imminenti elezioni politiche del 2006, si tennero le elezioni primarie per scegliere il leader della nuova coalizione di centro-sinistra che riuniva, oltre ai partiti dell’Ulivo, anche la maggior parte delle forze di opposizione alla maggioranza di centro-destra e che prese il nome de L’Unione. I membri della federazione dell’Ulivo (comunemente chiamata anche Fed) sostennero la candidatura di Romano Prodi che, con il 74% dei voti, divenne il candidato Presidente del Consiglio dell’Unione.
Il successo delle primarie convinse anche La Margherita, seppur inizialmente titubante, a presentare una lista unitaria dell’Ulivo insieme ai DS alle politiche del 2006 per l’elezione della Camera dei deputati, mentre ciascun partito avrebbe corso con il proprio simbolo al Senato. Nella lista unitaria non si presentò tuttavia lo SDI, che preferì partecipare al progetto della Rosa nel Pugno, dichiarandosi non interessato alla costituzione di un partito unico di centro-sinistra.
Evoluzione del progetto e congressi di Democratici di Sinistra e Margherita
Visti il successo della lista unitaria dell’Ulivo alle elezioni del 2006, che alla Camera ottenne il 31,2%, e la vittoria elettorale dell’Unione, seppur con margini ristretti, con la conseguente nomina a Presidente del Consiglio di Romano Prodi, i partiti fondatori della lista decisero di continuare il percorso verso la formazione di un partito unico. Nacquero numerose associazioni che rivendicarono la partecipazione attiva dei cittadini, anche di quelli non iscritti ad alcun partito, alla formazione del Partito Democratico. Romano Prodi inoltre, in prima persona, nel corso del 2006, incaricò tredici personalità di spicco del mondo della cultura e della politica di redigere un Manifesto per il Partito Democratico, documento che venne reso pubblico nel dicembre del 2006.
IV congresso dei Democratici di Sinistra
Tra il 9 e il 21 aprile 2007 si tenne il IV e ultimo congresso dei Democratici di Sinistra, caratterizzato da una pluralità di mozioni:
• Per il Partito Democratico (75,5%), che ricandidava alla segreteria l’uscente segretario Piero Fassino ed era favorevole al processo unitario con La Margherita e alla fondazione del Partito Democratico;
• A Sinistra. Per il socialismo europeo (15,1%), che candidava alla segreteria Fabio Mussi ed era espressione del cosiddetto Correntone, contrario alla formazione di un partito unico con i settori moderati della coalizione;
• Per un partito nuovo. Democratico e socialista (9,4%), che aveva come primi firmatari Gavino Angius e Mauro Zani, i quali richiedevano un legame esplicito al socialismo europeo.
L’elezione di Piero Fassino alla segreteria fu sostanzialmente l’approvazione da parte della base dei DS della creazione del nuovo soggetto politico. Mussi e il vecchio Correntone annunciarono quindi la propria uscita dai DS e la volontà di costituire un nuovo soggetto, a sinistra del futuro Partito Democratico (che poi diverrà il partito Sinistra Democratica). La corrente di Gavino Angius la settimana successiva all’assise congressuale deciderà di abbandonare i DS, vista la non certezza dell’adesione al Partito del Socialismo Europeo.
II congresso della Margherita
Anche il II congresso della Margherita, tenutosi dal 20 al 22 aprile 2007, si svolse con l’obiettivo di dar vita al Partito Democratico, e orientata in tal senso fu l’unica mozione presentata dal Presidente federale del partito Francesco Rutelli. L’assise della Margherita non presentò le medesime divisioni interne verificatesi nei DS, coerentemente con l’ispirazione unificatrice delle forze di centro-sinistra che il partito di Rutelli ebbe sin dalla sua nascita come lista elettorale nel 2001 e successivamente come partito nel 2002. Le uniche voci critiche vennero da Arturo Parisi, Ministro della Difesa in carica, e da Willer Bordon, che chiesero lo scioglimento delle correnti interne in vista della nascita del PD e che il PD diventasse un vero e proprio partito unico e non una mera federazione di partiti. Più tardi però, nella fase di preparazione del PD, lo stesso Bordon, l’ex Presidente del Consiglio Lamberto Dini e l’ex segretario del PPI Gerardo Bianco decideranno di non aderire al nuovo partito.
Primarie del 2007
Assemblea nazionale nel 2007:
Walter Veltroni (2322)
Enrico Letta (220)
Rosy Bindi (312)
Il primo atto formale verso la costituzione del nuovo partito venne effettuato il 23 maggio 2007 con la nomina di un Comitato promotore, il Comitato 14 ottobre, così chiamato con riferimento alla data in cui sarebbe stata eletta l’Assemblea costituente del Partito Democratico. Tale comitato, nato con 45 membri, annoverava, oltre a esponenti di DS e Margherita, anche politici provenienti da esperienze diverse, come l’ex UDC Marco Follini e l’ex SDI Ottaviano Del Turco, allora governatore della Regione Abruzzo, e personalità della società civile, come il giornalista Gad Lerner, il presidente di Slow Food Carlo Petrini e l’esponente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Tullia Zevi. Il comitato è stato criticato sia per la scarsa presenza di donne (poco più di un terzo) sia per la totale assenza di giovani (nessuno dei membri ha meno di 40 anni) dal candidato alle primarie dell’Unione Ivan Scalfarotto e dal Ministro della Difesa Arturo Parisi, uno dei 45.