Sfida Pd: vivrà se sarà un partito in mano a giovani che guardano al futuro
Scegliere tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein, con il primo che può sembrare l’usato sicuro, il dirigente con esperienza capace di rinnovare con forza il Pd per renderlo competitivo nei confronti della destra a guida Meloni; l’altra, come la giovinezza che porta sconquasso nel partito e vuol pensionare tutto e tutti. Senza mettersi a fare nomi di chi sta dietro a questo o quella, e che magari pensa di salvarsi e di fregarli (entrambi)… vorrei soffermarmi invece su quello che mi sembra fondamentale: ma il nuovo Pd sarà utile? A chi? Per fare cosa? La sfida è difficile, la crisi economica seguita al fallimento della globalizzazione, anch’essa colpita dalla pandemia, ci mette di fronte alla dura realtà che in molti hanno cercato di nascondere. Una cruda realtà che già Paul Valéry aveva evidenziato in ‘Sguardi sul mondo attuale e altri saggi'»‘ (Adelphi 1994): «Tutta la terra abitabile è stata ai giorni nostri perlustrata, rilevata e divisa tra le nazioni. L’età delle lande desolate, disabitate, dei territori liberi, dei luoghi che non appartengono a nessuno, ovvero l’era della libera espansione, è chiusa… comincia l’era del mondo finito». Va bene per chi pensa alla politica in chiave conservatrice, come Giorgia Meloni, sì bisognerà in qualche modo innovare ma prevarrà sempre e comunque il ‘conservare’. Per un partito di sinistra, al contrario, che storicamente nasce per rivoluzionare e cambiare il mondo, introiettare questa sua sfida dentro la finitudine può risultare sforzo destinato alla sconfitta. Sta qui, a mio avviso, la mancanza di pensiero registrata con sorpresa oggi dai leader Dem, che hanno governato in tutti questi anni con chiunque, ed oggi cercano di ripresentarsi come nuovi rivoluzionari rimettendo al centro la lotta al capitalismo o all’ordoliberalismo. Penso sia più opportuno, e qui mi rifaccio sempre a Valéry, cominciare a pensare a come affrontare questo nuovo presente preparandoci a come far fronte alle nubi che ogni giorno si affacciano all’orizzonte «per creare ciò che serve, per far loro fronte, per resistere… badando a non entrare nell’avvenire indietreggiando». Tornando al confronto in atto tra Bonaccini e Schlein, con la giovane Elly che incalzata da Fabio Fazio in tv non riesce a dire e spiegare che cosa la differenzia da Bonaccini, i due candidati dovranno presto misurarsi su alcuni aspetti fondamentali per un partito che dovrà distinguersi e rendersi decifrabile dai più se vorrà in futuro battere la destra della conservazione. Si parla di valori, quelli in cui da sempre si è identificata una forza del cambiamento. Sono cambiati, si sono adattati ai tempi ma son sempre quelli, a partire dal principio guida dell’uguaglianza. Principio da riscattare, da riportare con forza nelle piazze non come livellamento verso il basso (trappola in cui molti a sinistra sono caduti) ma come preparazione alla nascita di una società inclusiva più ricca e pacifica. Certo la lotta per i nuovi diritti ma legandoli sempre a quelli sociali, perché altrimenti il raggiungimento sarà sempre parziale e quindi alla fine inutile. Per questo non bisogna tralasciare la garanzia del ‘pane’, del giusto sostentamento e condizioni di vita degne, ma anche della possibilità di un buon lavoro, di accesso alla cultura e al tempo libero di qualità, aria, terra e acqua pulite, insomma il diritto ad una vita degna di essere vissuta. Ma la sfida più grande, quella che davvero potrà segnare la vita del nuovo Pd, se verrà, non è solo quella di riportare al voto milioni di elettori che nel corso degli anni non l’hanno più votato costretti all’astensionismo, ma soprattutto le giovani generazioni, perché un partito solo di pensionati fa poca strada. Per questo mi aspetto che il nuovo (o la nuova) leader Dem non si lasci ingabbiare soltanto dalla parte garantita che, dai comodi divani delle loro belle case del centro storico, ancora li vota, ma sappia con umiltà rimettersi a navigare nel mare aperto delle difficoltà dei tanti. Con umiltà, facendo attenzione anche ai soldi che accompagnano le attività politiche, perché grida vendetta lo scandalo delle tangenti ad alcuni esponenti della sinistra europarlamentare pagati per sponsorizzare il Qatar come paese rispettoso dei diritti deve servire da monito: uno schifo simile non dovrà più ripetersi, si dovranno trovare nuovi meccanismi di autodifesa da simili lestofanti sempre in agguato. Negli anni difficili e duri che verranno, il Pd dovrà con umiltà farsi trovare dappertutto, con i lavoratori e davanti le imprese, nelle scuole, nei luoghi dove la gente soffre e ha bisogno di una mano per tirare avanti. Senza la spocchia che si è vista in questi ultimi anni, con esponenti di sinistra che quasi schifavano gli ultimi e ben si trovavano con i ricchi di turno. Nessun richiamo alla povertà come modello a cui ispirarsi ma all’onestà e alla rettitudine sì, a vivere la politica come servizio per gli altri e non come mero guadagno personale. Per quanto riguarda la quasi totalità dell’attuale classe dirigente Dem, sarebbe auspicabile se non è possibile farsi da parte e basta, che almeno si lasci spazio a chi non è direttamente responsabile dello sfacelo in cui hanno precipitato il Pd.
Nico Perrone